“Ciò che è importante per il mio lavoro è l’immagine individuale. Fotografo storie su incarico, e ovviamente devono essere assemblate in modo coerente. Ma ciò che conta di più è che ogni immagine sia a sé stante, con il proprio posto e il proprio sentimento.” – Steve McCurry
Steve McCurry è una delle voci più iconiche della fotografia contemporanea da oltre tre decenni, documentando conflitti, culture in via di estinzione, antiche tradizioni e cultura contemporanea.
La sua immagine di un giovane rifugiato afghano dagli occhi penetranti – la copertina del National Geographic del giugno 1985 – è diventata una delle più distintive nella storia della fotografia.
Nato in un sobborgo di Filadelfia, in Pennsylvania; McCurry ha studiato cinema alla Pennsylvania State University, prima di lavorare per un giornale locale che lo fece avvicinare . Da subito capì che quello sarebbe potuto diventare uno dei suoi più grandi interessi.
Dopo diversi anni di lavoro come freelance, McCurry fece il suo primo di una serie di lunghi viaggi, in India. Viaggiando con poco più di una borsa di vestiti e un’altra piena di pellicola, ha attraversato il subcontinente, esplorando il paese con la sua macchina fotografica.
Steve McCurry e l’Afghanistan
Fu dopo diversi mesi di viaggio che si ritrovò ad attraversare il confine con il Pakistan.
Lì, ha incontrato un gruppo di rifugiati dall’Afghanistan, che lo ha introdotto clandestinamente attraverso il confine nel loro paese, proprio mentre l’invasione russa stava chiudendo il paese a tutti i giornalisti occidentali.
Emergendo in abiti tradizionali, con una folta barba e lineamenti consumati dalle intemperie dopo settimane incastrate con i Mujaheddin, McCurry ha portato al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, dando un volto umano alla questione.
Ma non solo Pakistan e Afghanistan nei viaggi di McCurry, ma anche:
- Iraq
- Iran
- Beirut
- Cambogia
- Filippine
- Guerra del Golfo
Da allora, McCurry ha continuato a creare immagini evocative in oltre sei continenti e innumerevoli paesi, con decine di copertine di riviste e libri, oltre a mostre personali globali.
Nonostante la sua prolifica produzione, le sue immagini conservano sempre l’elemento umano che ha reso così potente la sua celebre immagine della ragazza afgana. Ha pubblicato molti libri e retrospettive, tra cui Monsoon (1988), The Path to Buddha (2003), Portraits (1999), On Reading (2016) e, più recentemente, Steve McCurry: A Life in Pictures (2018).
McCurry ha ricevuto alcuni dei premi più prestigiosi del settore, tra cui la Robert Capa Gold Medal, il National Press Photographers Award e quattro primi premi senza precedenti del concorso World Press Photo.
La ragazza Afgana di Steve McCurry
La fotografia più riconosciuta in oltre 100 anni di uscite di National Geographic”, cosi è stata nominato lo scatto della ragazza Afgana.
L’istantanea famosa è stata scattata in Pakistan, vicino Peshawar, dentro un campo profughi.
Pubblicata nel Giugno del 1985, la ragazza Afgana è stato il volto di molte campagne di solidarietà, utilizzata anche da Amnesty International.
Uno scatto nato in questo campo profughi, con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori verso le atrocità e le condizioni precarie.
La ragazza, Sharbat Gula, è rimasta sconosciuta per oltre 15 anni dopo la pubblicazione dello scatto sulla rivista, finché McCurry non la ritrovò.
Partito per una spedizione con una squadra di National Geographic, ritrovò la ragazza con la stessa carica emotiva con cui l’aveva lasciata.
“La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa” disse in un intervista al The Guardian.
Un occhio verde smeraldo, bello e forte non come quello di una modella, ma come quello di un icona carismatica.
Il volto sporco lascia intendere le scarse condizioni igieniche del campo profughi.
Il forte stacco tra il suo vestito rosso “sangue” e il verde speranza dietro è una cornice perfetta per raccontare la situazione.
Il fotografo Steve McCurry non si limita a catturare solo l’esperienza umana della guerra, ma riporta le conseguenze dei conflitti anche attraverso scatti che ritraggono paesaggi e animali su sfondi drammatici.
La sua foto Camels on oil fire, in cui tre cammelli vagano in un campo mentre dal basso salgono le fiamme e il cielo si riempie di nuvole di fumo nero, è una rappresentazione apocalittica delle ripercussioni della Guerra del Golfo e suoi effetti devastanti sull’ambiente e sulla fauna.
L’11 settembre 2001, Steve McCurry si trova nel suo studio newyorkese quando, inizia l’attentato alle Torri Gemelli che da li a poco crolleranno dopo essere andate a fuoco. McCurry è un reporter, e questo lo porta ad immortalare quei momenti che hanno cambiato la storia moderna.
“Voglio che il mio lavoro sia una documentazione del mondo in cui viviamo e che ci aiuti a ricordare cosa siamo stati in un determinato momento nel tempo” .
La fotografia realizzata da McCurry del World Trade Center ritrae lo scheletro della struttura di una delle due torri che spicca tra le macerie di Ground Zero e il fumo e la polvere che salgono verso l’alto in primo piano la bandiera degli Stati Uniti. E’ uno dall’elevato valore simbolico che racchiude tutta la drammaticità di quei momenti e del dolore inflitto a tutte le vittime dell’attentato.
Steve McCurry – Torri Gemelle
La vita di uno dei più grandi fotografi come McCurry, costellata di successi in ogni dove, è però macchiata da un episodio che lo ha visto al centro dell’attenzione per aver “ritoccato eccessivamente” le sue fotografie.
Una delle sue fotografie è stata particolarmente additata di manipolazione dopo che un fotografo italiano Paolo Viglione, si è accorto di un errore grossolano ad una sua mostra fotografica dello stesso McCurry.
Il fotografo ha scritto un articolo sul suo blog, dove non intendeva attaccare in maniera “professionale” il fotografo, ma incuriosito da quel particolare.
Ecco le esatte parole che hanno scatenato le critiche verso McCurry e le sue eccessive correzioni in post-produzione.
Steve McCurry – La fotografia ritoccata
“Guardate che fortuna, le persone sono tutte in buona posizione. Piccolissime, non si vedono quasi nella foto (e secondo me McCurry non le vedeva nel mirino) però son piazzate bene.
Metti che invece la 4 da sinistra, l’ultima, stesse camminando un po’ più avanti e fosse davanti/dietro a quel palo giallo con sopra lo STOP…
Mai fare uscire un palo dalla testa di un soggetto, no? Beh, era andata proprio così!
Qualcuno ha deciso di far indietreggiare il personaggio di un pochetto.
Come si fa? Facile: col timbro clone si clona la persona un po’ indietro, poi si ricostruisce il palo giallo.
A quel punto, però, bisogna ricordarsi di tornare sulla persona ed eliminare eventuali sbavature, ad esempio un pezzo del palo che gli esce dalla gamba.
Magari ricostruire quel che mancava e che ora si dovrebbe vedere non essendoci più il palo, per esempio un piede. Ecco, quest’ultima parte se la sono proprio dimenticata“
La replica di Steve McCurry
Steve McCurry non ha fatto attendere la sua replica.
Dopo essersi scusato pubblicamente e di essersi assunto tutta la responsabilità, ha dichiarato che non si occupa da tempo dello sviluppo e della post produzione perché impegnato fuori dal suo studio. Proprio per questo invia le sue foto ai suoi supervisori e collaboratori che lavorano in maniera autonoma.
Questa volta il collaboratore sembrerebbe aver agito prendendo troppa iniziativa ed eseguendo un operazione di foto ritocco che McCurry non avrebbe mai approvato.
Il tecnico responsabile di quell’errore è stato licenziato (fonte Repubblica)
Ma ovviamente il danno era ormai fatto e il giornalismo forse anche un po’ troppo d’assalto si è lanciato alla ricerca di altre fotografie che avessero subito qualche eccessiva manipolazione.
Effettivamente sono uscite fuori altre fotografie che sarebbero state ritoccate in modo eccessivo. Su queste nuove accuse Steve McCurry non ha voluto replicare.
McCurry collabora con Magnum dal 1986.
Maximiliano Fagioli
Fotografo
Fondatore e docente di Corsi di Fotografia, da circa 10 anni si occupa di formazione nel campo della fotografia con all’attivo più di 30 corsi con oltre 500 studenti. Ritrattista e fotografo di matrimonio fa della fotografia un prezioso strumento artistico e di comunicazione.
Articolo molto bello. Le foto che dire!! Quella che più mi ha colpito è Camels on oil fire, la forza che si sprigiona dal quel fumo fa veramente paura
Grazie Fabrizio. L’opera di Steve McCurry è sterminata. Ti consiglio la lettura del libro “Il mondo di Steve McCurry”. Un’intervista con Gianni Riotta dove il fotografo racconta della sua vita e delle sue avventure!!